Il parco Nazionale del Pollino

IL Parco Nazionale del Pollino spazia dal Tirreno allo Jonio.

Il suo territorio, vasto ed incontaminato, custodisce endemismi rari ed eccezionali, come il pino loricato, l’aquila reale ed il capriolo.

I posti naturali del Parco formati di rocce dolomitiche, accumuli morenci e circhi glaciali, sono ricchi di timpe e di grotte.

Presenti nel Parco Nazionale del Pollino siti paleontologici, come la Grotta del Romito e la Valle del Mercure; siti archeologici, risalenti alla colonizzazione greca; Santuari, Conventi e Castelli.

Parco del Pollino: la più grande area protetta in Italia

Il Parco Nazionale del Pollino si divide tra le province di Potenza, Matera e Cosenza e comprende ben 56 comuni di cui 24 in Basilicata e 34 in Calabria.

Prende il suo nome dal Massiccio del Pollino.

Dalle cime più alte è possibile osservare, ad occhio nudo, le coste tirreniche di Maratea, Praia a Mare, Belvedere Marittimo (ad occidente) e, da Sibari a Metaponto, il litorale ionico (ad oriente).

Il simbolo del Parco Nazionale del Pollino è il pino loricato (Pinus heldreichii), specie rarissima di pianta secolare, presente in altre stazioni toclimatiche delle montagne balcaniche e greche.

Territorio del Parco Nazionale del Pollino

Il territorio del Parco comprende 24 comuni in Basilicata (22 nella provincia di Potenza e 2 nella provincia di Matera), e 32 in Calabria (provincia di Cosenza).

I comuni in territorio lucano sono: Calvera, Castelluccio Inferiore, Castelluccio Superiore, Castelsaraceno, Castronuovo di Sant’Andrea, Carbone, Cersosimo, Chiaromonte, Episcopia, Fardella, Francavilla in Sinni, Latronico, Lauria, Noepoli, Rotonda, San Costantino Albanese, San Giorgio Lucano, San Paolo Albanese, San Severino Lucano, Senise,Teana, Terranova di Pollino, Valsinni, Viggianello.

I comuni in territorio calabrese sono: Acquaformosa, Aieta, Alessandria del Carretto, Belvedere Marittimo, Buonvicino, Castrovillari, Cerchiara di Calabria, Civita, Francavilla Marittima, Frascineto, Grisolia, Laino Borgo, Laino Castello, Lungro, Maierà, Morano Calabro, Mormanno, Mottafollone, Orsomarso, Papasidero, Plataci, Praia a Mare, San Basile, San Donato di Ninea, Sangineto, San Lorenzo Bellizzi, San Sosti, Sant’Agata di Esaro, Santa Domenica Talao, Saracena, Tortora, Verbicaro.

Le vette

L’acrocoro centrale, con le vette di Monte Pollino (2248 m), Serra Dolcedorme (2267 m), Serra del Prete (2181 m), Serra delle Ciavole (2127 m), Serra di Crispo (2085 m), domina il panorama del Parco Nazionale del Pollino e sono alternativamente visibili dai quattro punti cardinali.

Tutte vette intatte, tranne la  rada presenza di pini loricati su Serra di Crispo e Serra delle Ciavole: le cime sono spoglie delle grandi foreste di faggio che li cingono sino a 2000 metri di quota.

Più a Nord-Ovest, troviamo le vette dei monti Zaccana e e la Spina che ospitano esemplari di pino loricato; a Nord-Est la cima dello Sparviere e a Sud-Est quella del Sellaro.

La dorsale Timpone della Capanna – Serra del Prete – Pollino – Dolcedorme si prolunga dopo il Passo del Vascello nella punta a becco di stagno della Manfriana, attraverso le cui due cime passa il sentiero dell’Afforcata, così chiamata perchè richiama la forma a forcella dell’apice montano. Le estreme propaggini della catena arrivano al monte Moschereto e si interrompono bruscamente nel taglio quasi verticale della Rasa, che sovrasta il comune di Civita.

Il Parco di Sud-Ovest presenta un allineamento parallelo alla costa tirrenica: da monte Ciagola a monte Caramolo la continuità è caratterizzata da una intercalazione, tra le vette, di ampi piani, che conferiscono all’area tirrenica del Parco un aspetto meno alpestre, più dolce. L’ultimo tratto di quest’area si snoda da Cozzo del Pellegrino, alla Calvia, alla Mula fino alla Montea.

La Montea è decisamente il monte più aspro del Parco. Rupi, dirupi, creste e precipizi, anfratti e pareti verticali.

Tutte queste vette sono, al loro culmine, spoglie di essenze arboree, coperte solo di erbe dei pascoli di alta quota, ad eccezione del Caramolo, dove il faggio si insedia sino agli estremi punti sommitali.

Le cime più alte del parco del Pollino

Il centro del Massiccio del Pollino è formato dai tre meravigliosi Piani:

  • il Piano di Toscano,

  • il Piano del Pollino,

  • la Piana del Pollino.

Tutti e tre i piani sono compresi tra i 1790 e i 1961 metri di quota. Formano un acrocoro distendendosi tra le cinque serre del Pollino, tutte vette al di sopra dei 2000 metri di altitudine:Serra Dolcedorme (m. 2267), Monte Pollino (m. 2248), Serra del Prete (m. 2181), Serra delle Ciavole (m. 2130), Serra di Crispo (m. 2053).

Il paesaggio che dà sulle serre è caratterizzato da gole profondamente scalfite, da numerose sorgenti e da valli fluviali di notevole larghezza.

Serra Dolcedorme

Il Monte Serra Dolcedorme è la vetta più alta della Calabria e dell’intero Arco Appenninico Meridionale con i suoi 2267 metri di quota s.l.m.. Fa parte dell’area del Massiccio del Pollino, è parte fondamentale del parco e compreso, per intero, sul lato calabrese dell’area.

Monte Pollino

Il Monte Pollino è il secondo monte, dopo il Serra Dolcedorme, della Calabria con i suoi 2248 metri di quota. E’ situato a breve distanza dal versante di sud est, subito dopo la Timpa di Vallepiana. Dà il suo nome all’intero massiccio di cui fa parte, il Massiccio del Pollino.

Serra del Prete

Il monte Serra del Prete è uno dei monti del Massiccio del Pollino ed è la terza vetta più alta della Calabria. La sua cima più alta raggiunge i 2181 metri s.l.m.. E’ compresa tra i territori di Viggianello e Morano Calabro. Il suo nome deriva dalla grande quantità di pietre presenti su tutto il territorio, in quanto la pietra nei dialetti locali è detta preta.

Serra delle Ciavole

Il Serra delle Ciavole si trova a nord della Serra Dolcedorme, domina sul versante sud il Piano di Acquafredda, a sud-ovest il Piano di Pollino, ad ovest il Piano di Toscano e a nord-ovest la Piana del Pollino.

Serra di Crispo

E’ situato prevalentemente in territorio lucano. Solo le sue ultime ramificazioni meridionali toccano l’area calabra e cioè dove incontra la Grande Porta del Pollino a cavallo tra la Lucania ed il territorio di Civita (Calabria). Da Serra di Crispo, si estendono alcune tra le valli più importanti del Pollino.

Origine del nome “POLLINO”

La prima testimonianza della presenza dell’uomo nell’area del Pollino risalirebbe al paleolitico, come dimostrano dei graffiti ritrovati nella Grotta del Romito, nella valle del fiume Lao. Nel corso dei secoli popoli e culture si sono alternati sul territorio: arabi, normanni, angioini, svevi, saraceni, albanesi e spagnoli. Ai tempi della Magna Grecia, l’area del Pollino era conosciuto come il “Piccolo Olimpo”.

L’origine del nome Pollino è, ancora oggi, oggetto di controversie. Tre sono le possibilità date dagli studiosi:

  • alcuni studiosi pensano che il nome derivi dal termine latino pullus, giovane animale, da cui successivamente mons pollinus, il monte dei giovani animali. Questo perchè il verbo Polleo che vuol dire letteralmente “crescere”, si collega alla possibilità che il Pollino fosse visto come luogo dove nascevano giovani animali domestici e selvatici.

  • Più accreditata è la seconda teoria, secondo la quale l’etimologia del nome deriverebbe dal nome latino Apollineus, da cui mons apollineus, il monte di Apollo. Apollo, figlio illegittimo di Zeus e Dio della medicina, era una divinità venerata nella religione greca. Le grandi quantità e varietà di erbe medicinali reperibili sul territorio, rappresenterebbero un legame da cui trae il nome attuale. Essendo quindi Apollo il Dio della medicina, e trovandosi molte di queste erbe medicinali sul territorio, gli antichi potrebbero aver dato il nome del Dio venerato nella loro religione.

  • La terza teoria: viste le dimensioni maestose della montagna, visibile da grandi distanze da tutto il mar Jonio, gli antichi greci credevano che questa cima fosse la dimora del Dio Apollo. Molti scrittori, botanici, studiosi, sono rimasti incantanti dalle sue dimensioni e dal suo spettacolo, e la costante presenza di nubi che ne coprivano la cima, avrebbe potuto facilitarne la fantasia su cosa potesse essere presente lassù.

fonte testo ed immagini sito: https://www.isentieridelpollino.it/

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