Incantevole Matera

Non si può dire di conoscere l’Italia senza essere stati almeno una volta a Matera.

Affermazione azzardata?

Provate ad affacciarvi, la sera, al belvedere di piazza Vittorio Veneto, quello seminascosto sotto i tre archi, e sappiateci dire se avete mai visto qualcosa di simile. “I Sassi hanno l’attrattiva dell’inverosimile” scriveva Guido Piovene. Non ci sono paragoni che tengano, a Matera, costruita sulla pietra e nella pietra sfidando le leggi dell’architettura e dell’urbanistica: un unicum, non solo in Italia, ma in tutta l’Europa occidentale.

Sono lontani i tempi in cui, secondo una celebre espressione coniata da Togliatti, Matera era vergogna nazionale. Oggi quei sassi che qualche tempo fa fecero gridare allo scandalo per le spaventose condizioni igienico sanitarie sono in gran parte recuperati, restaurati, tornati a nuova vita. Ma noi consigliamo  di iniziare invece dalla visita del nucleo abitato sopra i sassi, il cosiddetto Piano, e della Civita, quello sperone di roccia che si estende tra i due complessi di Sassi: perché a Matera – e forse lo si sa ancora poco – c’è un’altra città da vedere, oltre a quella delle chiese e delle case rupestri.

Si parte (a piedi, naturalmente!) da piazza Vittorio Veneto, con il belvedere di cui dicevamo; e si dà un’occhiata a S. Domenico e alla vicina chiesa di S. Giovanni Battista, innalzata nel 1220 con un pregevole portale e bei capitelli con motivi animali e vegetali. Si prosegue poi verso il meraviglioso Duomo, terminato nel 1270, visitando S. Francesco d’Assisi (che riecheggia il barocco leccese) e attraversando piazza del Sedile. Il Duomo, riaperto nel 2016 dopo tredici anni di restauro, è di impianto barocco; da notare soprattutto il bellissimo rosone a 16 raggi (romanico) e gli affreschi antichi all’inizio della navata destra.

Tornando sui propri passi, si prende via Ridola, con la chiesa del Purgatorio e il Museo archeologico nazionale Domenico Ridola (di grande interesse i vasi apuli e lucani, la famosa stipe votiva del III secolo a.C., gli utensili preistorici); e si finisce la giornata in piazzetta Pascoli, con un altro magnifico affaccio e lo splendido palazzo Lanfranchi, seicentesco, che ospita il Museo d’arte medievale e moderna della Basilicata. Al suo interno, opere d’arte sacra, dipinti otteocenteschi e opere d’arte contemporanea (tra cui i ritratti eseguiti da Carlo Levi). 

Se avete un’auto, il primo sole dal belvedere di Murgia Timone è un altro di quegli spettacoli che tolgono il fiato: si è dall’altra parte della gravina su cui sorge Matera (la gravina è una sorta di canyon), con la città che si estende davanti in tutta la sua complessità, come in una cartolina. Per arrivarci, uscire lungo via Nazionale, prendere la Statale 7 verso Laterza e seguire le indicazioni sulla destra. Poi, visti e intravisti i Sassi dall’alto e di fronte, è il momento di scendere (sempre a piedi) alla loro scoperta.

Non si può lasciare Matera senza aver visto le mete rupestri da non perdere, anche se forse l’esperienza più gratificante è quella di girovagare senza meta tra i vicoli e le grotte. Sono due gli antichi rioni rupestri, il Sasso Barisano, ricco di portali scolpiti e fregi che ne nascondono il cuore sotterraneo, e il Sasso Caveoso, disposto ad anfiteatro romano con case grotte che scendono a gradoni.

In primis, il consiglio è di esplorare il Sasso Caveoso, dove da non mancare è il complesso del monte Errone, con la Madonna dell’Idris e S. Pietro Caveoso, sospesa sulla gravina; poi il complesso di S. Lucia delle Malve, con il Vicinato, una sorta di condominio orizzontale; ancora, la chiesa di S. Donato (all’interno del Convicinio di S. Antonio) e il Musma, eccezionale Museo della scultura contemporanea, ricavato nelle grotte.

Nel Sasso Barisano, invece, ci si spinge per ammirare i palazzi di via Fiorentini e la chiesa di S. Agostino, costruita nel 1591 a strapiombo sulla gravina.

Fonte: www.touringclub.it articolo Stefano Branbilla